domenica 9 marzo 2014

Come creare lavoro


Chi crea lavoro? La maggior parte risponderebbe che sono le imprese, ma non è così. Le imprese domandano lavoro mentre i lavoratori offrono lavoro. Questa è la definizione formale in economia che è opposta al gergo comune che vuole le imprese offrire lavoro e i lavoratori rappresentare la domanda.

Chiarito formalmente questo aspetto chi allora crea lavoro? Semplice: i consumatori! Sono loro che attraverso i loro acquisti aumentano o diminuiscono il volume di produzione da parte delle imprese e, in caso di aumento, di richiesta di lavoro.
Sembra una affermazione scontata, banale, ma poi nei fatti non lo è visto che spesso i provvedimenti che si prendono o si intendono prendere per creare posti di lavoro non seguono questa logica alquanto elementare.
Nessuna azienda assumerà un solo collaboratore se non ne ha necessità e quindi gli incentivi offerti dallo Stato alle imprese per le assunzioni servono a poco, semmai sono utili per permettere ad azienda e lavoratore di stipulare un contratto 'migliorativo' rispetto a quelli usuali, ad esempio a tempo indeterminato anzichè determinato oppure per dare priorità ad alcune categorie (es.giovani, donne).

Facciamo ora un esempio. Sopponiamo di avere un centro commerciale che offra tutti i generi di cui un consumatore ha bisogno (alimentari, abbigliamento, accessori per la casa etc...) e che noi si abbia 1.000 € di reddito mensile disponibile per gli acquisti. Ipotizziamo che li si faccia solamente presso quel centro commerciale la cui proprietà sia unica e la cui ragione sociale sia "Megastore Spa". Il fatturato della Megastore Spa con noi sarà quindi di 1.000 euro mensili cadauno e di questi, 820 euro circa sono l'imponibile (o fatturato netto) e 180 € invece sono l'Imposta sul Valore Aggiunto (attualmente al 22%). Fermiamoci qui senza prendere in considerazione le imposte sui profitti e altri costi perchè non necessari per questa trattazione.
Se lo Stato aumentasse ad esempio l'IVA i prodotti costerebbero di più e se noi avessimo sempre 1.000 euro da spendere mensilmente non faremmo altro che acquistare meno prodotti. La Megastore Spa fatturerebbe sempre 1.000 € da ciascuno di noi, ma dovrebbe versare allo Stato un importo maggiore di imposta sul valore aggiunto e avrebbe un fatturato netto inferiore con il quale coprire buona parte dei costi. E' presumibile che licenzierà qualche lavoratore sia per il calo di lavoro (meno prodotti venduti) che per quello della redditività.

Se viceversa l'IVA diminuisse, aumenterebbe l'imponibile accrescendo così anche il margine di contribuzione nonostante il fatturato del centro commerciale con noi sarebbe sempre di 1.000 euro, con i quali potremmo, a differenza del caso precedente, acquistare però più prodotti. E' così ipotizzabile che aumentando il numero di prodotti venduti la direzione del centro provvederà ad assumere del personale.

Se poi ipotizzassimo di vederci aumentare il reddito complessivo e di conseguenza quello disponibile per gli acquisti, di un ammontare pari a quello conseguente alla diminuzione di un punto percentuale di IVA, l'effetto sarebbe simile al caso precedente ma più efficace. Questo perchè nel caso di semplice riduzione dell'IVA lo Stato si vedrebbe ricevere un gettito minore, mentre nella seconda ipotesi all'aumentasse del reddito disponibile aumenterebbe sia il gettito IVA che il fatturato netto del centro commerciale, ovviamente ipotizzando di spendere tutto il reddito disponibile.



In realtà l'effetto finale per le entrate dello Stato andrebbe visto valutando anche la maggiore imposta che il centro commerciale pagherebbe a fronte dell'aumento dei profitti (generati dall'aumento del fatturato) che compenserebbe buona parte di quanto rinuncia in prima battuta riducendo ad esempio le imposte personali (Irpef) attraverso cui ogni consumatore si vedrebbe incrementare il reddito disponibile.

L'aumento delle vendite genererà un aumento della produzione e quindi una domanda di lavoro. Aumento che si ottiene anche con la soluzione del taglio dell'aliquota IVA ma come visto questo comporta facilmente costi maggiori per le casse dello Stato.

In conclusione una ripresa dell'economia e una creazione di nuovi posti di lavoro non può che passare da una riduzione della pressione fiscale (dirette o indirette), mentre gli incentivi possono solamente dirottare la domanda verso talune categorie di lavoratori e/o far preferire una forma di contratto piuttosto che un'altra.

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